via Reginaldo Giuliani, 374 Firenze

QUARTO POTERE sabato 4 maggio ore 18:00 – lingua originale con sottotitoli


Versione restaurata

Leandro Giribaldi presenta

REGIA: Orson Welles

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Orson Welles, Herman J. Mankiewicz

FOTOGRAFIA: Gregg Toland

MUSICA: Bernard Hermann

PRODUZIONE: RKO

INTERPRETI: Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloane, Dorothy Comingore

ORIGINE: USA 1941 DURATA: 119’

Il magnate dell’editoria Charles Foster Kane (Welles) è morto e dei giornalisti vogliono capire il significato della parola pronunciata dall’uomo in punto di morte: Rosebud. Per scoprire i segreti di uno degli uomini più potenti d’America inizieranno un’inchiesta, cercando i più stretti collaboratori e l’ex moglie.

Quarto potere è stato il più folgorante debutto della storia del cinema ed Orson Welles è stato il suo più famoso enfant prodige. Dopo il grande clamore suscitato dal programma radio sulla Guerra dei mondi Welles fu ingaggiato dalla RKO. Per la prima volta ad Hollywood si dava carta bianca ad un regista esordiente: scelta del soggetto, dei collaboratori, degli attori, padronanza totale sul progetto, compreso il montaggio finale (cosa impossibile all’epoca, anche per i grandi registi). Quarto potere racconta l’ascesa e la caduta di un uomo potentissimo, un americano con tutte le sue contraddizioni, un capitalista, un populista. Straordinarie le innovazioni tecniche: la storia ad incastri composta da vari flashback, l’uso del grandangolo, della profondità di campo, della luce, dei piani-sequenza, del sonoro. Prima ancora che il film fosse girato cominciò a circolare la voce che Welles si fosse ispirato all’anziano magnate Randolph Hearst. Era vero solo in parte ma Hearst scatenò la guerra e fece pressione su tutta Hollywood perché il film non uscisse. Si tentò addirittura di bruciare il negativo. Troppo in anticipo per i tempi, la potenza visionaria del film non fu compresa: a soli 25 anni Welles aveva raggiunto l’apice della sua arte. Incredibilmente, aveva raggiunto anche l’inizio del suo declino.

L. Giribaldi


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