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MATRIMONIO IN QUATTRO giovedì 24 ottobre ore 21:30


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegnaChe cos’é il Cinema

MATRIMONIO IN QUATTRO

(The Marriage Circle, 1924)

REGIA: Ernst Lubitsch

SOGGETTO: dalla commedia Soltanto un sogno di Lothar Schmidt

SCENEGGIATURA: Paul Bern

FOTOGRAFIA: Charles Van Enger

PRODUZIONE: Ernst Lubitsch per Warner Bros.

INTERPRETI: Florence Vidor, Monte Blue, Marie Prevost, Adolphe Menjou

ORIGINE: USA; DURATA: 85’

A Vienna il prof. Stock (Menjou) è ormai ai ferri corti con l’inquieta moglie Mizzi (Prevost), la quale cerca di sedurre il dottor Franz Braun (Blue), marito della sua amica Charlotte (Vidor). Di quest’ultima è a sua volta innamorato il dottor Gustav, collega del marito.

Dopo l’approdo negli Stati Uniti nel 1922 e il flop di Rosita (1923), Lubitsch realizza il suo secondo film americano nel 1924, Matrimonio in quattro, che rappresenta probabilmentel’inizio di quel suo inconfondibile stile, allusivo e malizioso, che verrà in seguito denominato “the Lubitsch touch”.

Le cronache raccontano che Mary Pickford, protagonista e produttrice di Rosita,a proposito delle incomprensioni sul set con il regista berlinese riferisse indispettita che a Lubitsch interessavano solo le porte! Il commento poco benevolo della Pickford ci dà un indizio dello stile di Lubitsch: nel suo cinema gli ingressi e le uscite (le aperture e le chiusure delle porte) degli attori devono rispettare un ritmo perfetto, il ritmo deciso dal burattinaio di Die Puppe.

Per Lubitsch il cinema – soprattutto la commedia di cui diventerà l’indiscusso principe – è un meccanismo dai sincronismi perfetti. Così nel girotondo quasi schnitzleriano che è Matrimonio in quattro l’apertura e la chiusura delle porte rivestono un’importanza capitale. Per Lubitsch sceneggiatura e regia sono inscindibili l’una dall’altra (“Quando inizio a girare devo avere il film completamente in testa”) perché la precisione del meccanismo ha la funzione fondamentale di coinvolgere lo spettatore in un ruolo attivo all’interno della narrazione.

L. Giribaldi


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