via Reginaldo Giuliani, 374 Firenze

LE FORZE DEL MALE giovedì 15 febbraio ore 21:30


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna

IL NOIR AMERICANO
LE FORZE DEL MALE di Abraham Polonsky (1948)

SOGGETTO: dal romanzo Tucker’s People di Ira Wolfert

SCENEGGIATURA: Ira Wolfert, Abraham Polonsky

FOTOGRAFIA: Georges Barnes

MUSICHE: David Raksin

INTERPRETI: John Garfield, Thomas Gomez, Marie Windsor

ORIGINE: USA; DURATA: 79’

New York, immediato dopoguerra. L’avvocato Joe Morse (Garfield) fa il procuratore nelle lotterie clandestine. Alla vigilia del 4 luglio, giorno dell’indipendenza americana, si sta preparando una colossale truffa architettata dal boss Ben Tucker, socio in affari dell’avvocato Morse. L’avvocato si trova in grave difficoltà perché a farne le spese potrebbe essere suo fratello maggiore Leo (Gomez), proprietario di un piccolo banco per le scommesse.

Dopo aver scritto la sceneggiatura di un film sul mondo della boxe, Anima e corpo (1947) di Robert Rossen, Abraham Polonsky (1910-1999) esordì nella regia con Le forze del male, sempre prodotto dalla Enterprise di John Garfield che da pochi anni aveva fondato una propria casa di produzione. Basato sull’archetipo ebraico di Caino e Abele (Polonsky e Garfield erano entrambi ebrei di provenienza russa), Le forze del male è un noir “politico”, sugli intrecci fra legalità e malavita, sul cuore criminale del capitalismo americano. Benché esordiente, Polonsky dirige il film con mano sicura, scegliendo la strada del noir realistico con uno stile secco e un ritmo sempre incalzante. Esemplare la messa in scena, con scelte efficaci per ogni inquadratura: da notare le scenografie naturali dei grattacieli di Wall Street che incombono gigantesche sul protagonista. Le forze del male è inoltre un film emblematico del periodo della cosiddetta caccia alle streghe, cioè al comunista, condotta dal senatore McCarthy. Polonsky e Garfield, ne rimasero pesantemente coinvolti. Polonsky, comunista e sindacalista, nel 1951 fu costretto ad abbandonare per vent’anni il cinema. Per Garfield le conseguenze furono ancora più gravi.

L. Giribaldi


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