Cineteca del pomeriggio: SABATO NOIR
“LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE” (1958)
presenta Leandro Giribaldi
REGIA: Alfred Hitchcock
SOGGETTO: dal romanzo D’entre les morts di Boileau & Narcejac
SCENEGGIATURA: Alec Coppel, Samuel A. Taylor
FOTOGRAFIA: Robert Burks
MUSICHE: Bernard Hermann
PRODUZIONE: Alfred Hitchcock per Paramount
INTERPRETI: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes
ORIGINE: USA; DURATA: 128’
Il poliziotto John Ferguson detto Scottie (Stewart) assiste alla morte di un collega che, durante l’inseguimento di un criminale, precipita da un tetto per cercare di salvarlo dalla caduta. Scottie accusa da allora una grave forma di vertigini e si dimette dalla polizia. Un vecchio amico lo convince successivamente a seguire la propria moglie (Novak) che si comporta in modo strano.
Capolavoro assoluto, La donna che visse due volte è un titolo bello ma Vertigo, il titolo originale, è ancora più bello perché tutto ruota intorno alla vertigine di cui soffre il protagonista.
«Truffaut, nella sua intervista, faceva notare a Hitchcock che il ritmo di questo film è più lento di altri suoi film: “Esatto, ma questo ritmo è perfettamente naturale, perché raccontiamo la storia dal punto di vista di un uomo emotivo.” Un uomo emotivo? Hitchcock era un uomo emotivo e in nessun film come questo James Stewart appare come l’alter-ego del suo regista. Vertigo in tantissime scene è “pura pittura”, come scrisse Godard, ed ha bisogno di contemplazione: “Quando James Stewart seguiva Madeleine nel cimitero, le inquadrature su di lei la rendevano piuttosto misteriosa, perché le facevamo con dei filtri di nebbia; ottenevamo così un effetto di verde sul riverbero del sole. Molto più avanti nella vicenda, quando Stewart nell’hotel sta cercando di “trasformare” Judy in Madeleine, lei ha lo stesso effetto di mistero quando esce dal bagno; è illuminata dal neon verde, torna veramente dal regno dei morti.” Come La finestra sul cortile, anche La donna che visse due volte è una storia di fantasmi.»* (da Un’ombra è soltanto un’ombra di Leandro Giribaldi).
L. Giribaldi