IL VENTAGLIO DI LADY WINDERMERE
(Lady Windermere’s Fan, 1925)
REGIA: Ernst Lubitsch
SOGGETTO: dalla commedia omonima di Oscar Wilde
SCENEGGIATURA: Julien Josephson
FOTOGRAFIA: Charles Van Enger
PRODUZIONE: E. Lubitsch per Warner Bros. Pictures
INTERPRETI: Irene Rich, May McAvoy, Ronald Colman, Bert Lytell
ORIGINE: USA; DURATA: 85’
Lady Windermere (McAvoy) deve subire la corte di Lord Darlington (Colman), mentre il marito (Lytell) è distratto e preoccupato da una lettera spedita da una misteriosa signora Erlynne (Rich) che di lì a poco apparirà in società, creando scandalo.
L’incontro fra Lubitsch e Oscar Wilde con Il ventaglio di Lady Windermere è memorabile.
Rappresentata ininterrottamente nei teatri fin dal 1892, è una commedia che contiene dei dialoghi strepitosi e alcuni dei più famosi aforismi di Wilde, fra cui quello celeberrimo “so resistere a tutto fuorché alle tentazioni”. Ebbene Lubitsch non usa neanche uno di questi aforismi, limita al minimo indispensabile i dialoghi (le didascalie): “Il mio scopo era quello di raccontare la vicenda attraverso le sfumature, le immagini, l’espressione degli attori. Ricorrevo spesso a lunghe scene in cui la gente parlava senza essere interrotta da didascalie: i movimenti delle labbra vi assumevano lo stesso valore che in una pantomima. Non che volessi far leggere le parole sulle labbra agli spettatori, ma cercavo di calcolare i tempi delle battute in modo tale da facilitare una sorta di «ascolto visivo».”
Pur restando piuttosto fedele al testo di Wilde, Lubitsch costruisce un film che è un perfetto manuale di regia cinematografica. Il burattinaio di Die Puppe imbastisce un meccanismo geometrico dal ritmo implacabile, facendo muovere i suoi personaggi come delle marionette che devono rispettare le regole della società. Ogni inquadratura è realizzata con la sapienza di un maestro del cinema e la malizia di un viveur. E la sua leggerezza di tocco non fa passare in secondo piano la simpatia che accorda agli intrusi, clandestini nell’alta società.
L. Giribaldi