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IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE giovedì 18 gennaio ore 21:30


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna

IL NOIR AMERICANO
“IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE” di Tay Garnett (1946)

(The Postman Always Rings Twice)
REGIA: Tay Garnett
SOGGETTO: dal romanzo omonimo di James M. Cain
SCENEGGIATURA: Niven Busch, Harry Ruskin
FOTOGRAFIA: Sidney Wagner
PRODUZIONE: Metro Goldwyn Mayer
INTERPRETI: Lana Turner, John Garfield, Cecil Kellaway
ORIGINE: USA; DURATA: 113’

Frank (Garfield), un vagabondo che non ha mai messo radici da nessuna parte, arriva alla locanda Twin Oaks, situata ai margini di una strada di provincia. Nick (Kellaway), il proprietario del ristorante, gli offre un lavoro come aiutante e uno dei motivi, forse il principale, per cui Frank accetta si chiama Cora (Turner), la giovane avvenente moglie del più anziano locandiere. Il postino suona sempre due volte è uno dei titoli più emblematici dell’era del noir. Quanto fosse dirompente la storia scritta da James M. Cain lo dimostra il fatto che questa versione filmica del suo romanzo (1934) arrivò terza in ordine cronologico. La prima fu infatti girata in Francia: Le dernier tournant (1939) di Pierre Chenal, seguita dal capolavoro Ossessione (1943) di Luchino Visconti. A metà anni Quaranta, quando il rigido Codice Hays aveva allentato un po’ le sue briglie, si poté girare finalmente anche la versione americana prodotta dalla Metro Goldwyn Mayer, la più paludata delle grandi major di Hollywood. Il postino suona sempre due volte non è infatti un film d’autore (Tay Garnett era solo un ottimo mestierante, attivo fin dai tempi del muto e questo è probabilmente il suo titolo più famoso), ma la potenza scabrosa della storia scritta da Cain, il fascino nero dei protagonisti, annullano il velo glamour con cui la MGM tentava di attenuare il potenziale eversivo della vicenda. Come due anni prima con La fiamma del peccato, sempre tratto da Cain, la violenza scandalosa dell’adulterio e dell’omicidio scava nel cuore nero del sogno americano. E la coppia Turner-Garfield, sensualità provinciale e volgare ma a tratti quasi struggente, si staglia per sempre nel mito del cinema di tutti i tempi.

Leandro Giribaldi


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