Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Fritz Lang in America
REGIA: Fritz Lang
SOGGETTO: dal romanzo omonimo di William P. McGivern
SCENEGGIATURA: Sydney Boehm
FOTOGRAFIA: Charles Lang
MUSICA: Henry Vars
PRODUZIONE: Columbia Pict.
INTERPRETI: Glenn Ford, Gloria Grahame, Alexander Scourby
ORIGINE: USA 1953 DURATA: 90’
Il capo dell’Archivio criminale della polizia si suicida e sua moglie, appena scoperto il fatto, avverte il boss della città (Scourby), facendo scomparire la lettera scritta dal marito prima di morire. Delle indagini si occupa il sergente Bannion (Ford), il quale scopre ben presto una fitta rete di connivenze fra la politica, la criminalità organizzata e la stessa polizia.
Verso la fine degli anni ’40 il cinema noir diventa più duro e violento, offrendo uno spaccato realistico della società americana. Si riconosce facilmente in questa tendenza anche Lang che personalmente aveva sempre perseguito l’idea di un cinema realistico, nel quale ogni film fosse anche “un documentario sul presente” (vedi ad es. M il mostro di Dusseldorf e Furia).
Il grande caldo fa parte perfettamente di questa tendenza, rispecchiando inoltre le tensioni sviluppate nella società americana dalla caccia alle streghe maccartista. Il grande caldo è così uno dei film più violenti di Lang, ma sempre con gusto e tatto: Lang mostra il risultato della violenza, non i suoi effetti truculenti! (che lezione per il cinema contemporaneo). Lang teneva molto all’identificazione del pubblico nel suo protagonista: “Il personaggio di Ford è bravo nel suo lavoro, qualche volta perde le staffe quando le cose non vanno per il verso giusto (…) Ama sua moglie. Lei viene fatta a pezzi da una bomba e così inizia la guerra privata di Ford, la sua vendetta personale. Credo che questo aspetto, inconsciamente, sia presente in tutti i miei film: odio, assassinio e vendetta, la lotta contro il destino. E la vendetta è un frutto amaro e cattivo.”
L. Giribaldi