Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Fritz Lang in America
REGIA: Fritz Lang
SOGGETTO: dal racconto The Gardenia di Vera Caspary
SCENEGGIATURA: Charles Hoffman
FOTOGRAFIA: Nicholas Musuraca
MUSICA: Raoul Kraushaar
PRODUZIONE: Warner Bros
INTERPRETI: Anne Baxter, Richard Conte, Ann Sothern, Raymond Burr
ORIGINE: USA 1953 DURATA: 90’
Norah (Baxter), una giovane telefonista, appena lasciata dal fidanzato, soldato nella guerra di Corea, viene invitata a cena da Harry (Burr), un volgare donnaiolo. L’uomo tenta di violentarla nel suo appartamento ma la ragazza, ubriaca, dopo essersi difesa alla meglio, riesce a fuggire. Il giorno dopo Harry viene ritrovato morto e Norah si trova ad essere la prima sospettata dell’omicidio.
Ancora una volta Lang accenna e allude invece di mostrare ciò che avviene all’interno dell’appartamento, lasciando lo spettatore sospeso nella suspense fino alla fine.
Girato in sole tre settimane, Gardenia blu segna il ritorno al cinema di Fritz Lang dopo un anno di inattività (era stato inserito a sua insaputa nella lista nera di Hollywood, in quanto “potenziale comunista”). Quello che doveva essere solo un piccolo film commerciale e di passaggio, nelle mani di un Lang amareggiato e arrabbiato, diventa un ritratto corrosivo della società americana, come saranno tutti i noir successivi del regista tedesco.
Gardenia blu, nel quale uno dei temi è l’influenza dei mass media nei comportamenti sociali, diventa anche il primo film della cosiddetta “newpaper’s trilogy”: seguiranno Mentre la città dorme (1956) e L’alibi era perfetto (1956).
Nel libro di Peter Bogdanovich, il commento di Lang a Gardenia blu è uno dei più laconici di tutta l’intervista. “P.B.: Questo film è un ritratto particolarmente velenoso della vita americana. F.L.: A questo proposito posso solo dirle che fu il primo film dopo l’affare McCarthy, e fui costretto a girarlo in venti giorni. Forse fu questo che mi rese così velenoso. (Risate)”
L. Giribaldi