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L’ ISOLA DELLA DONNA CONTESA giovedì 29 maggio ore 21:30 – lingua originale con sottotitoli


Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Ernst Lubitsch

L’ISOLA DELLA DONNA CONTESA (The Saga of Anatahan, 1953)

REGIA: Josef von Sternberg

SOGGETTO: dal racconto di Michiro Maruyama

SCENEGGIATURA: Josef von Sternberg, Asano

FOTOGRAFIA: Josef von Sternberg

MUSICHE: Akira Ifukube

PRODUZIONE: Nagasama Kawakita per Daiwa-Towa

INTERPRETI: Akemi Negishi, Suganuma

ORIGINE: Giappone; DURATA: 93′

Giugno 1944. Dodici marinai giapponesi, dopo che la loro nave è stata affondata da un aereo americano, approdano sulla misteriosa isoletta di Anatahan, nei pressi della Fossa delle Marianne. L’isola sembra deserta finché i naufraghi non scoprono al suo interno un uomo ed una donna, Keiko e Kusakabe, “marito e moglie”.

Nel 1953 von Sternberg realizza il suo ultimo film L’isola della donna contesa, girato in Giappone, con attori giapponesi, produzione interamente giapponese, un vero film esotico, lui che era stato il re dell’ “esotico hollywoodiano”, chiudendo in modo paradossale e geniale, una delle carriere più geniali e paradossali della storia del cinema.

Ma il film è interamente girato in studio e Bogdanovich gli chiese che allora poteva girarlo anche in uno studio americano. Von Sternberg rispose: “Sono andato in Giappone perché credevo che là avrei avuto completa libertà.” Tredici uomini e una sola donna su un’isola deserta, la quale, via via che la vicenda procede assume sempre di più i contorni della Donna, del mito, della divinità: con estrema lucidità e coerenza con quest’ultimo film von Sternberg chiude il cerchio del suo cinema, firmando regia, sceneggiatura, fotografia e narrandolo in prima persona.

Il maestro dell’ombra e della luce, il campione dell’irrealismo cinematografico si racconta in modo definitivo e con un distacco indifferente e disperato (Marlene per lui era la diva della “perfetta indifferenza”, ma Sternberg ribadirà in modo perentorio: “La Dietrich ero io!”). Il film non ebbe nessun successo commerciale e von Sternberg affermava che proprio per questo era il film che preferiva.

L. Giribaldi


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