via Reginaldo Giuliani, 374 Firenze

LA FEBBRE DELL’ORO sabato 14 giugno ore 21:30 – Ingresso Libero


Inaugurazione della rassegna “1925” dedicata al Centenario del Cinema Castello

LA FEBBRE DELL’ORO (The Gold Rush, 1925)

REGIA: Charles Chaplin

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Charles Chaplin

FOTOGRAFIA: Roland Totheroh

MUSICHE: Charles Chaplin

PRODUZIONE: Charles Chaplin per United Artists

INTERPRETI: Charles Chaplin, Georgia Hale, Mack Swain, Tom Murray

ORIGINE: USA; DURATA: 72’

Un “Omino” (Chaplin) con un abbigliamento del tutto inadeguato si inoltra nei territori gelidi ed ostili dell’Alaska, mentre è in atto una disperata corsa all’oro. Ben presto si imbatte nel furfante Black Larsen (Murray) e nel cercatore d’oro Big Jim (Swain), che ha scoperto un importante giacimento.

Dopo il fallimento di Una donna di Parigi (1923), nel quale per la prima volta non figurava come protagonista, Chaplin cercò il riscatto inserendo il suo comico vagabondo in vicende ispirate a fatti di cronaca della corsa all’oro nel Klondike (1896-99). Violenza, solitudine, lotta per la sopravvivenza, antropofagia: il genio di Chaplin ribalta l’alta drammaticità del contesto in memorabili scene comiche come la capanna in bilico sul baratro, la danza dei panini, Charlot scambiato per un pollo gigante…

“A parte gli abiti buffi, i baffetti e gli scarponi – volevo produrre qualcosa che commuovesse la gente. Cercavo l’atmosfera dell’Alaska, con una storia d’amore dolce, poetica, eppure comica. Volevo che il pubblico piangesse e ridesse.

Siamo solo all’inizio [del cinema] e sono fin troppi i produttori che usano l’approccio sbagliato, pensando che il cinema sia un mezzo espressivo affine al teatro invece che qualcosa di completamente nuovo. Pensai a quella scena della Febbre dell’oro in cui faccio a pezzi il cuscino e le piume bianche danzano sullo schermo nero. È impossibile da rifare sul palcoscenico! A me è piaciuta più di qualsiasi altra cosa abbia fatto in quel film. Quella scena ha una specie di intensità. Ho cercato di metterci dentro qualcosa di disperato, di terribile e di esprimerlo in modo nuovo, come una sorta di musica visiva.” (Charlie Chaplin)

L. Giribaldi


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