
Leandro Giribaldi presenta, per la rassegna Ernst Lubitsch

L’IMPERATRICE CATERINA (The Scarlett Empress, 1934)
REGIA: Josef von Sternberg
SOGGETTO: dai diari di Caterina II di Russia
SCENEGGIATURA: Manuel Komroff
FOTOGRAFIA: Bert Glennon
MUSICHE: John M.Leipold, W.Franke Harling
PRODUZIONE: Paramount
INTERPRETI: Marlene Dietrich, Sam Jaffe, John Lodge,Louise Dresser
ORIGINE: USA; DURATA: 105’
La giovane Sofia Federica (Dietrich), bellissima esponente di un nobile casato di Prussia, viene promessa in sposa dal re Federico II all’erede al trono russo, senza che i due si siano mai incontrati. Ma la ragazza, che insieme alla madre si appresta a partire per la Russia, è rimasta affascinata dall’aitante e tenebroso ambasciatore (Lodge) che ha il compito di accompagnarla nel viaggio.
Dopo il flop di Venere bionda la coppia Jo/Marlene si prende una pausa di due anni. La Dietrich gira Il cantico dei cantici (1933) con Mamoulian, spinta anche da von Sternberg, il quale probabilmente vorrebbe chiudere il rapporto sentimentale e artistico con lei.
È di questo film l’aneddoto secondo il quale la Dietrich, priva del suo mentore cinematografico, si aggirasse per il set mormorando sconsolata: “Jo, dove sei Jo?”
Ma secondo i contratti della Paramount Jo e Marlene devono girare ancora due film insieme. Von Sternberg adatta allora i diari di Caterina II di Russia, ideando il più barocco e bizzarro dei sette film girati con la Dietrich.
L’imperatrice Caterina è un dramma storico (antistorico), un film complesso dominato dai simboli (i mostruosi gargoyle appollaiati dietro gli scranni del potere!), dalle allucinazioni (l’incubo del boia), di inusitata e lussurreggiante bellezza, completamente fuori dai canoni per la Hollywood del periodo.
Von Sternberg pone la sua diva di “perfetta indifferenza” al centro dell’eros e del potere, regina crudele dei cuori e dei destini altrui, ancora una volta proiettando in una trama hollywoodiana sentimenti personali ai limiti del sado-masochismo.
L. Giribaldi